Paura o non paura?

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Paris,Bruxelles.
Una settimana dopo i tragici eventi,come siamo cambiati, o meglio siamo tranquilli solo perche’non è  accaduto a noi?
Può  essere,si chiama “dolore di convenienza”,come quello  che prende a qualcuno quando va a un funerale di un conoscente e finge di essere affranto anche lui.
Ditemi che non è  accaduto anche a voi dai…
Insomma l’Italia è  così, affranta,impaurita ma,vedendo il suo non intervento militare in Syria,è  in attesa,racchiusa nell’ombra di se stessa e di Renzi,campione a sviare i veri problemi.
Io ho timore,paura devastante no,ma sincero smarrimento dinanzi a un momento buio,dove il nemico può  renderci ipocriti,falsi e,come al funerale, compatti in un sentimento,il dolore,che non è  vero.
L’america dopo il suo attentato interno,quello delle torri gemelle,ha capito che la paura è  rigore assoluto,tremore dinanzi a un boato o quando,un aereo,passa sulle teste della gente.
Siamo cambiati tutti,anche  se attualmente non abbiamo capito ancora che  il nostro 11 settembre è  nato a Parigi e ha coinvolto tutto un continente.
Siamo il paese dove il Papa va in Africa senza giubbotto antiproiettile e si mostra alla gente come un uomo di chiesa senza timore di morire.
Che grande risposta ci regala, che lezione di umiltà   nel suo ruolo istituzionale da successore di Pietro.
Leggo in queste sere un libro sull’attentato a Kennedy.
Macchina scoperta,saluti,sorrisi e poi la tragica fine.
Ma lui,decise di non andare con protezioni,decise di dimostrare alla gente di essere il presidente di tutti.
Nel momento tragico,le gesta di uomini regalano la forza e con il loro esempio possiamo  anche resistere in momenti bui  come questo attuale.
Il nemico lo apprezzerà  e forse capira’ che,seppur colpendo,perderà  nel tempo.

IN NOME DI UN CREDO MOMENTANEO.

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Mai come adesso, siamo possibili complici di un meccanismo chiamato raggiro mediatico .
Con la paura di essere vittime in nome di un dio, ci tuffiamo nella difesa della fede, della libertà e ci ricordiamo della nostra religione.
Un giornalista ci ricorda di morire recitando una preghiera,facendo lo sgarbo a chi crede che non possiamo “sbatterla in faccia” a chi pensa  questo.
Insomma una chiamata alle armi, diciamo, un risveglio di valori assopiti che soli Isis e Vatileaks hanno risvegliato in molti.
Siam figli dei tempi, un po come quando sul profilo facebook si mette la bandiera della nazione colpita…

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UN POSTO AL SOLE

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Arallagianlucafoto ( c )

Un giorno qualunque ci ritroveremo a bere tutti, magari fregandocene della paura e della morte.
Si ha questa certezza ma ora no, meglio essere assenti dalla scena quotidiana e sparire, per paura, dalla normale vita che ci avvolge e ci fa pensare che anche noi, siamo bersagli.
Si ragiona così anche in una città dove la sua natura è stata violentata da una forza esterna, Ilva, che ha causato e causa morte e che oggi, alla luce delle notizie parigine, è il nostro nemico in agguato.
I tavoli sono vuoti e si pensa che i ragazzi parigini morti brindando alla felicità avevano un diritto, quello del vivere in allegria e che per il loro essere liberi son caduti sotto il fuoco .
Oggi tutti ci rendiamo conto che dover cambiare le nostre abitudini per colpa di qualcuno no, non può avvenire.
Meglio allora rischiare e occupare quelle sedie libere del bar…

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IN ATTESA

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A Taranto siamo in attesa di incidenti all’Ilva.
Avvenuto ieri, oggi sfiorato.
Un morto, l’ennesimo.
Sembra di attendere come in Francia il prossimo attacco terroristico.
Siamo cosi’, in attesa anche qui…

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La nebbia di queste ore

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arallagianlucafoto (c)

La nebbia di queste ore ci dice che la guerra noi l’abbiamo letta sui libri, vista in tv o nei video di internet.
La guerra, come ha detto il presidente Holland, è in atto.
Una guerra non contro uno stato, ma contro un nemico più difficile da scovare.
La guerra odierna è una lotta di vita, di difesa della libertà individuale ma anche di distorsione di un credo religioso, che usato come alibi martorizza giovani inculcati mentalmente da più esperti.
Adesso l’Europa unita deve reagire, saper uscire fuori da questo tunnel nero e essere artefice di una coesione unica, non falsa come in campo economico, per farci vivere  sapendo che ogni nazione siamo noi tutti.
Non sarà più come prima, l’America insegna…

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SIAM FIGLI DEL PASSATO,ECCO PERCHÉ BALLEREMO ANCORA.

Uscire di sera,mangiare assieme agli amici e poi ballare in un locale, deve apparire un fatto normale.
No per alcuni,o meglio no per chi in questo,vede una offesa alla sua ideologia o fede religiosa.
Ciò  che è  accaduto a Parigi,va oltre le semplici storie attorno all’Isis stesso, all’America,al petrolio o agli arabi double face.
Ciò  che è  accaduto,voleva essere ritorsione verso chi colpisce,la Francia in questo caso,nei territori del Medioriente,ma anche numero certo di vittime.
Colpire nel mucchio,come in una sala da concerto affollata di giovani,era la certezza della vendetta,non il simbolo da abbattere ,ma il numero ampio delle vittime da fare.
Spezzare la gioia di una serata,colpendo,serviva a condannare ciò  che ci è  rimasto in questa Europa controversa,cioè  la libertà  del vivere e del divertirsi.
Seppur l’Europa stessa in  alcune parti è  ancora schiava di pseudo rais con falsa democrazia interna,è  pure vero che  nella libertà  rimane una meta da raggiungere per molti.
Seppur spezzata da crisi monetarie e da sgambetti tra i politici attuali,rimane un luogo dove uscire e scambiarsi pareri alla luce del sole,non rimane una cosa difficile da fare.
Ma qualcuno ieri ha detto che questa scorrettezza era da punire,il vivere libero è  da colpire e punire.
Allora siam tutti francesi,poi magari italiani e tedeschi.
Ci sentiamo uniti nella morte,nel dolore dei ragazzi uccisi a un concerto o nei bar.
Abbiamo la forza della ragione ancora,quella che ci permette anche di non essere retorici e capire che in fondo ,seppur senza carrarmati nelle strade o eserciti schierati in strada,la vittima è  e sarà  la paura che ci attanaglia rendendonci prigionieri nella nostra libertà, ricevuta dal passato e dai martiri che son caduti per difendere diritti e popolazioni.
Ecco,questo non bisogna dimenticarlo mai.
Siam figli di guerre e ,seppur questo momento è  una guerra,dobbiamo rialzarci e difendere anche il passato.

arallagianluca

IL SANTO RISCHIA,IL POLITICO NO.

Ho sentito alla radio che il Vaticano ha arrestato piu’ persone atte a trafugare segreti che preti pedofili.È  una notizia che mi lascia perplesso,o meglio,mi rende fastidio.
È  più  importante fermare l’orco camuffato da santo,o chi sgretola un muro una volta impenetrabile  come la Santa Sede?
La lotta di papa Francesco contro chi ruba notizie per venderle al mondo,è  giusta,sacrosanta.
Abbiamo visto  come ci siano i corvi pronti a volare in piazza San Pietro.
Ma vorrei vedere la mano risoluta contro chi abusa dell’innocenza di un fanciullo e va a messa,sull’altare a narrare la parabola del buon servitore.
Un po  come la politica che gioca a scopa con i tablet a Montecitorio,mentre si vota una legge importante o come quando ,i pianisti,votano al posto del compagno di banco assente.
Il buonismo non deve passare come un qualcosa che avviene poiche’ è  convenzione comune di farlo.
Il perdono,o il consenso delle parti,sia civili che religiose,sia costituzionali o di legge,deve essere punito.
Chi smuove questo consenso/assenso, rischia, e molto anche.
Francesco rispolvera una comune passione che era dei santi,il predicare in mezzo alla gente.
E per questo si espone,denunciandone conflitti di interessi e anomalie nei palazzi della santa sede.
In politica la denuncia avviene,da parte di pochi,ma non cambia nulla poiché  le leggi permettono di rimanere a contraffare un diritto sacro del popolo,quello di avere eletti democraticamente e leali compagni per  un futuro migliore .
La differenza tra il Papa  e il politico sta in questo.
Il primo rischia,il secondo no.

FIGLI DELLA TERRA CHE CALPESTIAMO

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arallagianlucafoto(c)
I panni stesi al vento,ad asciugare i problemi che attanagliano noi e,come per incanto,svaniscono assorbendo i profumi dei camini accesi.
Si ritorna alle origini,con il cellulare spento e che molti lasciano li,a terra,cercando il racconto della nonna sull’uscio di un trullo.
Staccare il ritmo del tempo,staccare la spina e ricordarci sempre che siamo figli della terra che calpestiamo.