ILVA E DECRETO:UN AMORE SCRITTO SENZA RISPETTO.

Un altro figlio della nostra Taranto non sorridera’ piu’.Li in fondo al mare,Francesco,ha fatto l’ultimo saluto al suo mare,quello che ogni mattina vedeva nella cabina della sua gru.

Ha salutato Taranto nel modo peggiore,lasciando la sua famiglia e la sua ragazza.Colpito dal tornado,non ha avuto scampo,morendo in fondo al mare.

Oggi e’ stato recuperato e avra’ la sua degna sepoltura,facendoci ancora una volta riflettere se sia conveniente o meno avere l’Ilva da noi.

Passando alla cronaca politica,a Roma si vara il decretone salva Ilva e questa manna data a Riva e’ stata ieri sera spiegata da Santoro in diretta dal ministro Clini.

Riepilogando il tutto,si passera’ a una fase di bonifica a settori,continuando la produzione.E gia’ qui sta il cavillo,quel muro che la magistratura locale aveva alzato con il gip Todisco.

Allora la crisi era vicinissima,poiche’ la legge in riva allo Jonio,si faceva dura per il padrone della fabbrica,annullando senza remore la produzione dello stabilimento.

Ma lui,Riva,grazie alla bocca di Ferrante,neo direttore in pectore,ci disse a noi tutti che cio’ non era possibile poiche’ sarebbe stata perdita economica…un tumore in piu’ che vuoi che sia….ha detto qualcun’altro.

E allora,la casta,si e’ mossa.Si decreta e si agisce in favore di Riva,dicendogli pero’ che si deve fare bonifica e subito altrimenti si rischia di andar via e cedere l’azienda a terzi.

Clini ieri intanto applaudiva la ragazza che raccontava da Santoro il dramma del padre morto e quello del suo rione,il rione Tamburi,a ridosso del colosso.

Ma a me,quell’applauso di Clini,non mi e’ piaciuto.

La casta applaude,intanto si continuera’ a inquinare e le patologie ci saranno ancora.

Nulla e’ cambiato all’ombra dei camini.Anzi si:un morto in piu’,Francesco,e la sconfitta della magistratura locale,ammutolita dal potere romano.

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LA CASTA FERMA IL “PROGETTO DIVINO”.

C’e’ il rischio chiudendo l’Ilva di fare un favore ai cinesi che nella sua chiusura avrebbero il monopolio dell’acciaio in mano.

L’Ilva deve produrre,deve andare in marcia con un’AIA da seguire e rispettare e che sara’ la stessa azienda a interpretarla e renderla attiva nei modi stabiliti dal ministero dell’ambiente e l’Ilva stessa.

Non si deve sforare nei limiti di diossina,poi la bonifica entro dua anni.

Si salva il lavoro quindi e si mette una pietra sull’operato della magistratura,zittendola e rendendo vano il lavoro del Gip Todisco.

Non sappiamo nemmeno se i colpevoli della storia saranno condannati e messi al bando,ma visto questo portone spalancato a favore dell’Ilva,tutto andra’ forse nell’ennesima prescrizione italiana.

E allora e’ sconfitta da parte ambientalista,e’ sconfitta del popolo che ha fatto manifestazioni e’ sconfitta nel cercare un equilibrio tra produzione e rispetto delle regole.

Si doveva bonificare e fermarsi,attuare programmi tecnologici per migliorare l’area industriale e renderla diciamo meno inquinante possibile.

E invece no,si va a pieno regime in barba a proteste e diritti.

A Roma si firma il decreto salva Ilva,e molti dicono che la casta ha sconfitto anche il “progetto divino”,quello che ieri col tornado,aveva dettato regole e condizioni future.

Ma si sa che spesso il populismo sbaglia e alcune volte i detti e le credenze sono sinonimo di ignoranza.

E a Taranto siamo tutti,o quasi,ignoranti.Vero?

IL TORNADO E IL PIANO DI EMERGENZA CHE MANCA.

Un tornado.Una forza devastante,nessuna salvezza o forse si.

Se fosse accaduto in centro citta’,staremmo a contare vittime e danni piu’ ingenti.

Si e’ abbattuto invece nella zona piu’ sfortunata di questa nostra citta’,in una zona dove la fabbrica che deve darci risposte future,sta cercando il compromesso tra futuro e ambiente,vita lavorativa e speranza per i nostri figli.

Un disperso,in mare,caduto assieme alla gru dove lavorava giu’ al porto.Poi feriti lievi e paura anche in una scuola,a Statte,vicino all’Ilva appunto.

Oggi ho capito come la violenza della natura sia troppo enorme per noi.

Stavo al lavoro e seguivo via twitter le notizie provenienti dalla zona colpita e vedevo il cielo sempre piu’ nero e poi il vento,terribile ma non cosi’ come e’ accaduto all’area industriale.

Poi l’allarme,possibili fughe di sostanze nocive e rischio di esplosione.

Allora,nella mente di un padre,e’ scattata subito l’allerta e vai,a scuola,a prendere tuo figlio.

Ma se fosse scattata l’emergenza,la minaccia seria di una esplosione e la fuga dalla citta’,dove sarei andato io e mio figlio?

Dove?

Qui nessuna esercitazione,come i giapponesi con il terremoto ormai fattore abituale dalle loro parti,nessuna logica di evacuazione popolare di massa in zone sicure e facilmente raggiungibili.

Il panico avrebbe preso la mano,la citta’ sarebbe stata invasa dalle macchine e chissa’ poi cosa altro.

Bisogna pensare anche a questo in una citta’ che e’ una bomba su se stessa con Ilva,Eni in funzione 24 h su 24.

Oggi aTaranto hanno anche detto che questo e’ un segno divino,il segno di Dio che e’ al fianco di chi non vuole piu’ l’Ilva.

Il fulmine diventa la sua lancia,che abbatte il camino e rida’ speranza per il futuro.

Io non voglio credere a questo,certo,e’ solo una disgrazia,maledetta sfortuna che acceca ancora la citta’ e mette in luce crepe nel suo sistema di sicurezza.

Poi ci sarebbe da dire che la politica ha trovato risposte col decreto salva Ilva ma e’ la stessa politica che nella sua relazione sanitaria,ribadi che a Taranto c’e’ il rischio sanitario e che,a differenza delle altre province,un bambino arriva con difficolta’ al primo anno di vita.

Controversie della politica,come il tempo oggi.Chi si aspettava un tornado di forza 2 in rivo allo Jonio?Anzi sull’Ilva?

TROMBA D’ARIA ALL’ILVA.ECCO IL VIDEO.

Incubo oggi a Taranto:una immensa tromba d’aria ha colpito l’Ilva oggi causando immensi danni .Ecco il video,da notare come oscillano i fumaioli.

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ILVA SIAMO AL THE END?

Chiudere e scappare via da Taranto,oppure rimanere con un decreto salva Ilva?

Riva sapra’ presto(giovedi’) se la casta politica ripercorrera’ quel sentiero usato nel 2008 da Berlusconi per l’emergenza rifiuti in Campania,baipassando leggi e diritti dei cittadini del luogo e della magistratura,pur di far funzionare l’Ilva ancora.

Se cio’ dovesse accadere,inizierebbe l’ennesima battaglia sociale di chi vuole lavoro e ambiente sicuro e di chi e’ totalmente contrario all’acciaio a Taranto.

I lavoratori intanto vanno alla casa madre,quello stabilimento da difendere a tutti i costi e non mollarlo come fosse una borsetta che viene presa di mira da un borseggiatore.

Un patrimonio l’azienda per loro che e’ futuro,speranza e sacrificio da rispettare.

Ma cio’ che sta emergendo ora dalle intercettazioni telefoniche della Guardia di Finanza,e’ la rete dei tentacoli della politica oscura e dell’azienda stessa che,con i suoi vassalli,ha dettato regole e tempi a livello locale e regionale.

Una bufera si aggira sullo jonio,una bufera politica,istituzionale e sociale.

Chi ne fara’ le spese?Molti nomi,troppi.

Intanto la fabbrica e’ ferma per la zona della produzione a freddo e aspetta insieme alla consorella di Genova,atti amministrativi e reazioni della famiglia Riva,famiglia che e’ stata colpita pienamente dagli arresti delle ultime ore.

Taranto e’ al bivio,l’ennesimo.Crudele ma forse fondamentale per togliere i fantasmi dall’armadio e capire chi ha tradito l’intera citta’ e chi,anche sui morti,ci ha guadagnato.

L’era e’ arrivata,forse il the end del film “ILVA”  anche?

IL RISVEGLIO TARANTINO?ILVA E ARRESTI.

La sensazione di questa mattinata tarantina,e’ quella di essere stati manovrati e oltraggiati delle piu’ elementari regole di rispetto verso una cittadinanza.

Regole che sono decadute con argomentazioni fatte di favori e ricambi corposi di denaro e regole mai volute rispettate da parte politica.

Agli arresti sono andati anche l’ex assessore all’ambiente della provincia di Taranto,Michele Conserva,il figlio di Riva,Fabio.

Poi agli arresti anche Luigi Capogrosso,ex direttore dell’Ilva,l’ex dirigente Girolamo Archina’ e il rettore del politecnico di Taranto,Liberti.

Anche l’attuale direttore,Bruno Ferrante,e’ indagato per non aver rispettato le normative dettate dalla magistratura in ambito ambientale.

E’ una pentola che bolle,esplode e che forse fara’ altre vittime che ritroveremo esamini sulla strada della giustizia che gli ambientalisti e noi tutti tarantini vogliamo e che vorremmo fosse voluta dalle istituzioni.

Capitolo interessante sara’ anche i legami tra Ilva e Vendola,chiamato in causa per alcune intercettazioni telefoniche.

Adesso altro rischio sara’ il disagio sociale e quei diecimila lavoratori che tremano all’idea dell’abbandono di Riva da Taranto.

Il coperchio della pentola e’ saltato,l’altoforno brucia ancora ma il futuro dell’acciaio a Taranto sembra compromesso.

Se ,lo sara’ per sempre,le prossime ore lo diranno.

PRIMARIE ROSSE E RICERCA DEL VERO COMUNISTA?

Oggi il popolo rosso va alle primarie e dalle sue urne cerca un voto di democrazia partecipativa.

Nello scegliere il candidato premier della coalizione di sinistra,ci si illude di capire cosa voglia essere oggi la politica,il suo senso e il suo dovere.

L’entrata di Renzi nel balletto della poltrona rossa,ha creato un po’ di mal di pancia alla vecchia nomenclatura che ha visto questo affronto del sindaco di Firenze,come uno schiaffo all’investitura scontata di Bersani alla sfida del 2013.

Se esaminiamo i candidati ritroviamo anche il Nicky Vendola pugliese,quel mio conterraneo che dovra’ andare a portare a termine a Taranto,l’opera di supervisore delle bonifiche da parte dell’Ilva.

Mela dura da mangiare e difficile soluzione visto che Riva ha molti dubbi se rimanero in riva allo Jonio.

Ma torniamo alle primarie del PD.

Qual’e’ l’alternativa a Bersani?

Cosa puo’ uscire di nuovo da questo confronto?

E infine cosa dara’ al cittadino italiano questo vento di democrazia sbandierata dai finalisti al x factor rosso?

L’alternativa unica a Bersani e’ Bersani stesso.

Se come dice lui,l’argomentazioni uniche al cambiamento dell’Italia in questa fase critica sono lavorare e onesta’,bene allora lo faccia.Ma seriamente.

Si passi dalla politica ad personam dei partiti e degli intrecci loschi legati a enti e manager,alla politica al servizio del cittadino.

Si scenda allora nel campo del confronto aperto,del dialogo istituzione\popolo che e’ cosi’ lontano e che dalle manifestazioni di piazza ha trovato solo distanza e asprezza dura e violenta.

Se Bersani dovesse perdere,Renzi allora deve essere per forza di cosa,cio’ che fu la Bolognina di Occhetto.

Lo scioglimento del PD,tale e unico fino a questo momento,e l’inizio di una nuova(l’ennesima)era comunista.

Se Renzi dovesse vincere,avremmo nel partito e nei suoi elettori,una inversione di rotta nell’idea di leader e partito stesso.

Di leader poiche’ Renzi e’ l’opposto di Bersani,di partito poiche’ cadrebbe cio’ che si vuol far intendere essere il significato di comunista moderno,e di comunismo attuale.

Credo alla fine che Bersani grazie alla troika e al telaio stesso del partito vincera’ e che Renzi possa dar vita all’interno del partito stesso a una ennesima corrente piu’ moderna,come lo fu’ con Veltroni.

Una cosa e’ certa:di nuovo oggi nello scenario politico italiano,non ne vedo e con il ritorno del caimano,la conferma dell’immobilita’ innovativa in politica,rendera’ piu’ difficile ripresa e coesione del paese.

NIENTE FALSE DIFESE,CAMBIAMO DENTRO PRIMA,VERAMENTE.

Adesso se ne parla,forse troppo.

Adesso siamo tutti contro l’omofobia e lo dichiariamo apertamente,andando forse contro i nostri veri pensieri….

Lo si scrive per coesione e partecipazione al dolore di un ragazzo,denigrato dal gruppo e ucciso prima nell’animo e poi nell’idea di continuare a vivere,che purtroppo lo portera’ al tragico gesto.

Bisogna essere onesti con se stessi,ammettendo una buona volta che l’inutile aggregazione mediatica se non compresa e sviluppata dentro di se non puo’ produrre cambiamenti,nelle proprie idee,a lungo andare.

Mi da fastidio esporre il rosa oggi quando il rosa dovrebbe essere dentro noi,sempre per combattere quotidianamente gli illusi ipocriti che,come i preti pedofili,si mascherano dietro perbenismi ideologici e poi,invece,sono anime dannate nelle loro idee e nel loro pregiudizio.

Le battaglie nascono dentro anche se non c’e’ cronaca.

IL MARE,L’ILVA E IL TAVOLO A ROMA.POI……

Oggi si va a Roma e si decidera’ forse la storia futura di Taranto.

Questa citta oggi’,con i suoi due mari,unica,con un tramonto da favola e l’odore del mare che se passi dal lungomare ti cattura,sapra’ se la magistratura ha fallito un percorso di atti giudiziari e di regole da rispettare,o ha vinto.

Ma se vincera’ forse Riva dira’ ciao al suo colosso e Taranto morira’,questa volta davvero.

Il punto che discuteranno a Roma oggi con Vendola,Clini,il presidente della provincia Florido e il sindaco Stefano,mette delle condizioni al proseguio dell’avventura lavorativa in riva allo jonio.

Se si accettera’ la nuova AIA,per forza di cose si dovra’ dare libera a produrre nelle aree sequestrate,e allora cadra’ la politica della magistratura che reggeva su una logica di sospensione della produzione correlata all’immediata bonifica da parte del gruppo genovese.

Riva sa che se si ferma perde,e perdere qui in un momento di crisi mondiale vuol dire non riuscire piu’ a progettare sforzi futuri per essere i primi in Europa nella produzione dell’acciaio stesso.

Oggi il ministro dell’ambiente Clini,dovra’ necessariamente sbottonarsi e dirci una volta per tutte se lui e’ anche il difensore dei diritti legati alla salute di noi tutti tarantini o se,e credo che finira’ cosi’,sia quello che dara” l’ok per continuare a produrre in barba ai custodi giudiziari.

Non si doveva arrivare all’ennesimo punto di non ritorno dettato dall’Ilva.

Gli spazi di negoziazione vi erano e le parti sembravano vicini ad uno storico accordo.

Ma i conti economici non vanno bene e la macchina Ilva per farli incrementare a suo favore,deve per forza di cose dare fuoco agli altoforni e produrre a quantita’.

Le limitazione hanno reso perdite e il futuro dovesse restare cosi’,sancirebbe la chiusura dello stabilimento con gravissime ripercussioni economiche sull’area tarantina.

Molti dicono che la casta romana,quella che conta,oggi dara’ il ben servito alla magistratura locala tarantina,e azzoppera’ il cavallo della legge per giochi di potere concordati da tempo.

Una situazione difficile da gestire e noi tutti speriamo di avere risposte certe e concrete per il bene della citta’.

Oggi a Roma si decide se Taranto muore o continuera’ a cercare di vivere,sperando che le nubi degli anni passati,diminiuiscano e che l’equilibrio ambiente lavoro possa avere nei suoi attori,operai e cittadini,giusto rispetto e patti duraturi.

ILVA:SCORDIAMOCI IL PASSATO,AMICI COME PRIMA….

L’Ilva quotidianamente,ci regala molte novita’ sul piano delle comunicazioni con gli organi di stampa.Ecco le ultime:

A)i livelli di polveri sottili (Pm10) a Taranto non solo sono inferiori rispetto ad altre città italiane ed estere ma, soprattutto, non possono essere considerati responsabili di un presunto incremento delle patologie. Inoltre, «gli effetti a lungo termine riferiti ai lavoratori riguardano soggetti con impiego nel settore siderurgico nel periodo che va dal 1974 al 1997, periodo che non riguarda l’attuale proprietà. A tutto ciò va aggiunto – è riportato nelle osservazioni – che la nuova gestione Ilva ha investito pesantemente nel miglioramento della tecnologia degli impianti con oltre 4,3 miliardi di euro, di cui 1,2 per problematiche ambientali».

E poi anche questo:

B)Per molti tumori, secondo l’azienda, «non sono note correlazioni con l’inquinamento da PM10 (stomaco, prostata, melanomi, ecc.) e per altri (mesoteliomi) l’eccesso deve essere ricercato in esposizioni professionali estranee all’Ilva.

Ricapitoliamo.Chi ha lavorato in passato all’Ilva dal 1974 al 1997,non deve chiedere conto all’attuale proprieta’,poiche’ allora non erano direttamente interessati alla gestione del siderurgico.Prima lavata di mani…

Seconda lavata,e qui vi e’ un caso molto personale,chi ha contratto malattie come per esempio un mesotelioma,non deve incolpare la sua posizione lavorativa poiche’ non direttamente legata al suo problema fisico.

Direi che piu’ andiamo avanti e piu’ Riva cerca di risparmiare,e la logica a tavolino da parte dell’azienda,e’ quella di discolparsi da cio’ che ha creato nell’ambito del danno alla salute del lavoratore,e addirittura non riconoscendo il pericolo del lavoratore stesso nelle pratiche del suo lavoro.

Basti pensare allo sfiammatore che e’ in contatto diretto con fumi e malattie professionali…

Il risparmio non si fa sui morti,ma ammettendo e anche migliorando condizioni lavorative e ambientali,atte a costruire percorsi all’interno dello stabilimento lavorativi che difendano,grazie anche alle nuove tecnologie,il lavoratore stesso da pericoli chimici.

Ma la denuncia dei sindacati circa il caso del lavoratore morto sul locomotore giorni fa,mi ha fatto capire come a volte,l’evidenza,viene messa da parte per logiche di parte,logiche che non hanno rispetto per l’operaio e chi rischia quotidianamente la sua vita.